Caserma Mittica


Riqualificazione e riconversione area militare dismessa

 

2018 – Pordenone
Studio di fattibilità per riconversione area militare dismessa

 

 

Riconversione area militare caserma Mittica

 

La cessione della Caserma Mittica al Comune di Pordenone è ad oggi solo una possibilità e le trascorse esperienze regionali di trasferimento di beni militari insegnano che, senza un’idea preliminare di cosa poter fare di tali beni, il solo trasferimento non è affatto garanzia di successive riqualificazioni, e anzi spesso si rivela una mela avvelenata per le amministrazioni comunali.

10 ettari di estensione, collocata in prossimità del centro storico, la Caserma Mittica è una della aree strategiche per la città: disegnare il suo futuro rappresenta al contempo un’occasione di ripensare vari sistemi esistenti e crearne di nuovi, ma anche un rischio di stravolgere molti equilibri se la sua riqualificazione non viene attentamente programmata. Lo scopo di questo studio quindi è quello di porre sul tavolo di discussione delle prime indagini conoscitive e alcuni scenari di riconversione, in modo che, se la cessione si dovesse concretizzare, l’amministrazione comunale sia già dotata di strumenti di discussione, confronto e indirizzo.

 

Inquadramento, attitudini, criticità

 

Come quasi sempre accade per i siti militari, sin dalla sua fondazione il rapporto spaziale tra la caserma e la città con i suoi abitanti si limita al suo muro. Quali possono essere le attitudini di un’area di 10 ettari all’interno del tessuto abitato non è una domanda semplice, e nel contesto di questo studio preliminare ci si limita ad accogliere quelle che giungono dal contesto circostante: le analisi dei vincoli, del sistema ecotecnologico e idraulico, della mobilità diventano strumento necessario per immaginarne gli scenari futuri.

 

Riconversione area militare caserma Mittica

Gli elementi del sito militare

 

L’analisi degli elementi racconta cosa si trova dentro il muro: la caserma Mittica appartiene alla tipologia di siti militari solitamente indicati come “città militare”, ovvero un’area di media estensione contenente una serie di edifici e di funzioni diversificate, che con la propria attività influenzava fortemente il territorio circostante e la sua economia.

Quasi 56.000 m² di superfici impermeabili, superfici permeabili ridotte al 21% dell’intera superficie, 161 alberi e 18 edifici in diversi stati di conservazione per circa 136.000 m³: il tutto all’interno di un’area che, in proporzione, contiene l’intero centro storico di Pordenone e la cui riqualificazione potrebbe equilibrare o squilibrare l’interà città.

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Scenari di riconversione dell’area militare dismessa

 

Un intervento di riconversione dell’area di tali dimensio­ni non può essere affrontato con una logica di breve periodo: i bisogni, le esigenze, le possibilità, le istanze sono in continua e rapida trasformazione. Si tratta di ricercare e impostare un proces­so di riconversione che guardi a un periodo di 15/20 anni, che incorpori delle linee guida d’intervento suscettibili anche di profondi cambiamenti al mutare delle condizioni al contorno.

Riconvertire la caserma Mittica non significa dover riconvertire subito tutta l’area militare dismessa; la scelta di cosa tenere e cosa demolire, se applicata ad un intervallo di tempo medio-lungo, diventa essa stessa strumento di progetto. Il solo abbattimento di una parte del muro di cinta è già un’operazione in grado di modificare ra­dicalmente la spazialità dell’area e dei suoi dintorni.

 

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Due poli

 

Due invarianti all’interno di tutto il processo di riconversione: il bacino di laminazione e l’area dedicata alla rinaturalizzazione. I due poli attorno cui ruota l’intero processo sono costruiti non a partire dai volumi, ma dal vuoto o meglio dallo spazio aperto, e rappresentano una risposta diretta a due esigenze molto attuali: il rischio idrico e la perdita di biodiversità.

Il bacino di laminazione è ricavato all’interno dell’area verde esistente tra gli edifici delle camerate; lo scavo di tale area porterebbe alla creazione di un vasto prato ribassato che, in caso di forti piogge o di bombe d’acqua, accoglierebbe le acque non smaltibili dal sistema fognario dei quartieri a nord e sud, entrambi aree a sofferenza idraulica elevata trasformandosi per un certo periodo in un piccolo lago.

L’area dedicata alla rinaturalizzazione l’abbiamo soprannominata l’ettaro selvaggio: 10.000m² al centro del sito dismesso e della città, separati e protetti dalla vita quotidiana, all’interno del quale sviluppare un processo di rinaturalizzazione con l’obiettivo di raggiungere la maggior biodiversità possibile.

 

Accanto ai due poli, un diaframma da costruire per mantenere in sicurezza la parte di sito non toccata in queste prime fasi, preservandone però la visibilità da parte delle persone: non isolare il sito dismesso, ma lasciarlo penetrabile alla vita cittadina, lo mantiene sul tavolo della discussione e apre il campo alle possibilità, alle idee, alle ipotesi.

 

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A corollario di queste invarianti, le fasi di riconversione sono state ipotizzate su un periodo di tempo di 20 anni, interessando nella fase iniziale soltanto alcune parti dell’area e introducendo il concetto di riserva di spazio: non si deve riqualificare tutto e subito, né si deve costruire sempre e ovunque. Per una città è importante mantenere delle aree libere, accessibili o meno, che possano accogliere in un prossimo futuro altre funzioni.

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Alla fine della prima fase di riconversione dell’area militare ciò che si presenta non è una nuova parte di città conclusa, ma un parco urbano in via di sviluppo, dove fronti urbani compatti convivono con edifici militari restaurati, affacciati su un ettaro selvaggio in piena crescita. Un luogo indeterminato e proprio per questo molto contemporaneo, aperto a usi diversi, all’esplorazione, alle modifiche e alle implementazioni.

Riqualificazione dell’area militare per step

 

La riqualificazione procede per step successivi, giungendo fino alla demolizione dell’intero muro di cinta e rendendo permeabile questo nuovo pezzo di città.

Una parte degli edifici ritenuti idonei al restauro vengono riconvertiti nell’ottica di un utilizzo legato alle residenze per anziani, tema emergente nella città di Pordenone (affrontato nello studio di fattibilità Elderpolis); altri vengono recuperati mantenendo salda l’idea iniziale di preservare una riserva di spazio, che possa essere implementata in futuro in accordo con le esigenze.
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